Tuesday, May 22, 2007

Sanja Matsuri in Asakusa

L'altro giorno, dopo aver visto le celebrazioni per questo Sanja Matsuri (三社祭) nel tempio di Asakusa qui a Tokyo, mi sono soffermata a pensare a quanto possano essere simili le tradizioni di paesi talmente lontani come la Sicilia e il Giappone… Praticamente ho rivisto la festa di S. Agata in giapponese, ne' piu' ne' meno.

C'erano tutti gli elementi: se noi abbiamo le candelore, loro hanno scrigni enormi e pesantissimi, portati a spalla da tanti uomini mezzi nudi, tatuati dalla testa ai piedi (che sono a quanto si dice membri della malavita organizzata giapponese, sempre presenti a questa festa) e scalzi. Ogni quartiere, proprio come da noi, ha i propri colori e il proprio scrigno, e tutti i vari gruppi fanno la processione lungo le strade della città'. La processione per ognuno dei quartieri e' aperta da un carretto tirato a braccia in cui quattro persone suonano tamburi e altri strumenti.

Tutti gridano, ballano - mentre trasportano gli scrigni- e cantano, un po' per darsi forza tra di loro, visto che di fatica se ne fa tanta, un po' perché fa parte della componente scenica della festa.
E anche qui la festa dura tre giorni, proprio come la nostra, ma non penso che qui abbiano pensato al coro dei monaci all'alba dell'ultimo giorno.

Questa festa e' molto importante per i giapponesi, ma non ho ben capito se lo e' per il significato religioso o se lo e' per via della euforia generale che la governa, fatto sta che a Tokyo e' l'evento più' affollato di tutti con una cosa come 2 milioni di persone provenienti da ogni angolo della città e oltre.

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The other day, after seeing the celebrations in Asakusa for the Sanja Matsuri (三社祭)  I couldn't but notice the similarities of in traditions between two countries so distant and different like Sicily and Japan…basically before my eyes was the Japanese version of S. Agatha festival.

ll the elements were there: if we have the Candlemas, they have heavy portable shrines, carried on shoulders by several men, half naked, all covered in tattoos (members of the Japanese criminal groups, I am told, who never miss a year) and barefoot. Every neighborhood, just like we do, has their own colors and shrine, and all groups parade along the streets. For each portable shrine, or for each parade, the opening is done by an arm pulled cart where four or five people play music.

Everybody screams, sings -while bearing the shrines- and dance to both encourage each other to carry on despite the fatigue and to fit in the scenic component of the festival.
Here too this festival lasts three days, but I doubt they have monks singing at sunrise on the third day!!

This festival is very important to the Japanese, but I haven't understood whether it is because of its religious meaning or because of the general frenzy. What is sure is that in Tokyo, Sanja festival is the most crowded of all events, attracting more than 2 million people each year.






Tuesday, May 15, 2007

Lifestyle -- Task Force

Cari amici, approfitto di un evento successo in azienda per introdurre un altro episodio della saga Lifestyle - tutto ciò che e’ veramente Giapponese…oggi parliamo di: Task Force. Comincio con il descrivere l’evento particolare.

Qualche settimana fa, anzi agli inizi del nuovo anno fiscale (qui in Giappone ad aprile), si e' deciso che negli uffici dove lavoro si deve fare un trasferimento del personale da una stanza a una più grande. A tale scopo, ogni settimana ci sono meeting per fissare i dettagli, chiarimenti (SEMPRE TROPPE le domande dei giapponesi), istruire la popolazione salariale.

In modo da poter gestire la situazione nel migliore dei modi, si e’ creato un gruppo esecutivo, ovvero la “task force per il rinnovo locali”, un gruppo di persone tra ricercatori, segretarie, tecnici che si occupano di organizzare il cambio di uffici dall’inizio alla fine. Ovvero gente che, oltre a svolgere le loro mansioni quali, si devono sobbarcare l’incarico di gestire le operazioni per il rinnovo locali.

A mio avviso non ci sarebbe stato bisogno di un riorganizzamento in grande stile, ma a quanto pare per questioni sia economiche, sia politiche, sia amministrative, le aziende spesso e volentieri si dedicano a un riorganizzazione del personale e degli spazi. Non chiedetemi altro perché non saprei che rispondere. Fatto e’ che abbiamo perso intere giornate a buttare via vecchie riviste, appunti, spolverare, sistemare, riorganizzare, eccetera, in vista di questo nostro “trasloco”.

Giorni, anzi settimane prima della data del rinnovo locali, la “task force” ha iniziato a mandare email per darci istruzioni sul da farsi: entro il venerdì (ultimo giorno lavorativo della settimana) dobbiamo inscatolare e etichettare tutto quello che abbiamo alla scrivania, incluse sedia e tavolo, perché il tutto verra’ messo in una stanza che funge da deposito, e solo il lunedì le nostre cose verrano risistemate nella loro nuova sede. Il livello di dettaglio con cui sono fornite le istruzioni e la abominevole (quanto inutile) quantità di precauzioni sono incredibili: nastro marrone per gli scatoloni contenenti la roba della scrivania; nastro verde per fissare i cassetti,lacci per legare i cavi, ore di accesso al "deposito temporaneo", tempi di attesa, code, rallentamenti e tamponamenti previsti, che giorno piove, a che ora prendere la pillola.....insomma, ci siamo capiti.

Ora, fino a qui uno potrebbe dire che non c’e’ nulla di strano. Questo, fino a che non vi rivelo che: il nuovo ufficio e’ nello stesso edificio, nello stesso piano, DI FRONTE a quello dove siamo stat finora… che in effetti a prendere la roba e spostarla nell’altra stanza avremmo fatto prima.

Ma qui e' cosi' che si fa a quanto pare. Si fanno piani di spostamento, si fanno preventivi di spesa, ci si organizza, si chiama una ditta che si occupa di spostare uffici, e a faticare ci pensano loro. La task force e’ quindi li perché si occupa di logistica, tempistica e informazione. Questo perché in Giappone ognuno ha competenze diverse e quindi si chiamano gli specialisti per ogni tipo di lavoro.

Cosi come per questo esempio dello spostamento d’ufficio, per ogni altro evento che si rispetti, in azienda o altrove, c’e’ sempre una task force che viene messa su per quell’evento particolare e poi viene smantellata subito dopo. Pensiamo ad esempio a terremoti, incendi, scandali politici, incidenti…per tutto bisogna rivolgersi alla “task force” dedicata.

Ma dico io, pure per spostarsi dall’altro lato del corridoio? A me e’ parsa più una scusa per distrarsi dal vero lavoro, eh?

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Dear friends, I take advantage of an event happened at the workplace to introduce another episode of the Lifestyle saga…today we’ll learn about: Task Force. Let’s begin with the event itself.

Some weeks ago, actually around the beginning of the new fiscal year (here in Japan it is April), it was decided that we are going to move offices, we’ll get a bigger room. For that, in order to handle the situation at best, an executive group was created, a “Task Force for the renewal of the office”, a group o people among researchers, secretaries, technicians who are in charge with organize the move from beginning to end. That is, people who on top of doing their own everyday job, have to also take care of the renewal. I think there was no need to reorganize that much, but it seems that, in Japanese companies, it is common to completely reorganize people and working spaces, because of some administrative or economical or political reasons. I don’t really know much, so don’t ask more.

Anyway, we spent days to trash old papers, notes, clean up, organize our stuff for the “move”. Days, actually weeks before the moving date, the task force had already started to send emails to everyone with instructions: by Friday (the last working day of the week) we had to pack and label everything, including chair and desk, because all will be put in a room used as temporary storage, and the next Monday all our stuff will be put in the new site. The level of detail of these instructions and the humongous (and useless) amount of precautions are incredible: brown tape for boxes, green tape to seal drawers, this rubber to hold wires, access times to the “temporary storage” room, waiting times, queues, pileups, traffic jams, rainy days, what time to take your meds…I mean, I think I explained enough.

Now, until here you may say there’s nothing surprising about the move. This, until I reveal that the new office is in the same building, it is on the same floor, it is IN FRONT of the one we are now…basically it would have been simpler to just take our stuff and move it across the corridor.
But this is not how they do things here. They plan, they calculate the costs, they organize, they hire movers and all. So, a task force is there to take care of the logistic. And this is because in Japan every one has their field of expertise.

Like this example of the office relocation, every other event here in Japan, in a company or elsewhere, there is always a task force that gets created for that specific event and is dismantled after. Think of earthquakes, scandals, fires, accidents…there is a dedicated task force for everything.

But I mean, even to move from one room to the next? I saw it more as an excuse for people not to work…

Saturday, May 12, 2007

Dimmi come parli e ti dirò chi sei

Come vivono i Giapponesi il rapporto con le lingue straniere?


Da un attento studio condotto dall'università della Tempura sulla popolazione nipponica, è emerso che diversi sono gli approcci alle lingue straniere, in particolare è stato analizzato il comportamento in funzione dell'uso della lingua inglese.


La maggioranza degli individui della popolazione analizzata mostrano una discreta conoscenza della lingua, sebbene all'interno del gruppo si siano sorprendentemente manifestati fenomeni anomali: tra coloro che vedono la conoscenza dell'inglese come un fatto necessario per la comunicazione con altri popoli, e quindi motivati ad un corretto apprendimento e esercizio, ci sono coloro che considerano la presenza degli stranieri un modo per fare pratica in modo diretto. L'approccio che però usano per comunicare, ha sorpreso non poco gli studiosi: l'interlocutore giapponese anomalo approfitta di ogni istante di silenzio per catapultarsi nelle più svariate inchieste. Per prima cosa si assicura che il tuo campo visivo sia ostacolato dalla sua faccia, occhi posati su di te, e ti blocca con una domanda non appena sposti lo sguardo sulla sua persona, poi prende il tempo necessario per formulare correttamente la frase e successivamente può darsi che non capisca la risposta, visto che non ha mai fatto uso di un metodo di studio certificato.....


Addirittura è stato rilevato un caso di tutoring in cui il tutore in questione neanche sapeva di esserlo!La tecnica usata è tipicamente: il giapponese frequenta aree popolate da stranieri, portando con se un libro di testo, di quelli di auto-apprendimento, poi, dopo aver studiato la lezione X, adesca l'ignaro interlocutore e mette in pratica ciò che ha appena letto, sperando che le risposte dello straniero corrispondano agli esempi del suo libro di testo!!!!!


Fortunatamente, in generale, il giapponese che conosce l'inglese si comporta normalmente, ma possibilmente può andare in tilt se dovesse capitare che il suo interlocutore straniero inizia a parlare in giapponese: in quel caso, lo sconvolgimento è tale che il giapponese non capisce cosa gli viene detto nella sua stessa lingua e addirittura continua imperterrito a usare l'inglese!


Purtroppo, dall'analisi effettuata, seppur non molti,ci sono coloro che pur capendo e conoscendo l'inglese hanno una vera e propria linguo-fobia, e vengono presi dal panico non appena si chiede loro di parlare in una lingua che non è la loro.


I giapponesi che non parlano assolutamente una lingua straniera sono stati esclusi dall'analisi, in quanto considerati soggetti poco interessanti, non avendo manifestato comportamenti degni di studio approfondito.

Tuesday, May 8, 2007

Golden Week 2007 - Izu Peninsula 伊豆半島

Il primo vero viaggio in Giappone dal mio arrivo, durante la successione di festività nazionali più lunga dell'anno, nota come Golden Week, mi porta a Izu, una penisola a sud di Tokyo ricca di vegetazione, spiagge, terme, montagne.

Dopo 4 ore di treno ci rendiamo conto di quanto siano diverse le cose che a Tokyo: le strade sono strette e piene di tornanti, i trasporti non sono cosi ottimi e ci si deve affidare agli autobus solamente, la gente è più accomodante...

Shimoda è alla punta sud della penisola, baciata da estati lunghe e soleggiate, ricca di spiagge bianche e fini, con una storia non indifferente. E' a Shimoda, infatti, dove il commodoro americano Perry, dopo un bicentenario di isolamento totale per il Giappone, approdò con la sua ormai famosa Black Ship, segnando la riapertura del Sol levante all'occidente.

Un sito affascinante, vicino la spiaggia di Shirahama, è il tempio, con il suo torii in cima a un grosso scoglio, proprio a una estremità della spiaggia, che guarda verso l'oceano dall'alto della roccia.
Da Shimoda ci siamo poi spostati a vedere altre città della penisola, dovendo imparare anche che i biglietti dell'autobus si fanno non all'inizio, come a Tokyo, ma alla fine, prima di scendere, perchè il costo varia con la distanza.

Dogashima si trova sul fianco ovest di Izu, ed è caratterizzata da coste rocciose e lisce. Il mare e il vento hanno scolpito le isole lungo la costa disegnando linee orizzontali sinuose e particolari. Tutte le isolette sono bianche come la pomice e sono ricoperte da vegetazione. Peccato che la giornata era nuvolosa, anzi pioveva anche a un certo punto, e quindi la vista della baia non è stata un granchè.
Dogashima è anche famosa per le orchidee: esiste una sorta di museo-giardino, dove centinaia di varietà di orchidee sono esposte (e in vendita) al pubblico.

C'è anche una specia di parco divertimenti in stile amazzonia: un foresta con scimmie, ponti sospesi e liane...quello ce lo siamo risparmiati.

Al centro esatto di Izu c'è invece Kawazu, che è famosa per un gruppo di cascate naturali,dette Nanadaru (le sette cascate: Kama-daru, Ebi-daru, Hebi-daru, Shokei-daru, Kani-daru, Deai-daru, Oh-daru) sopra le quali i giapponesi ci hanno subito costruito una leggenda riguardante uno studente e una danzatrice e l'amore impossibile tra i due.
La bellezza del posto, le cascate, l'aria fresca, tutto ha contribuito a rendere la gita a Kawazu la tappa migliore della vacanza.

La punta estrema, invece, di Izu, è Irozaki. Questa parte di terra è caratterizzata da scogli vulcanici e alti precipizi, e mi ha ricordato il mare di Acicastello per la sua limpidezza e per il suo colore. Ma a parte il panorama che si vede dal promontorio non c'è altro a Irozaki. Solo natura selvaggia.

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My first real trip in Japan after the arrival, during the lonegest national holiday of the year, known as Golden Week, brings me to Izu, peninslula south of Tokyo rich in vegetation, beaches, spas, mountains.

After a 4 hours train ride, we realize how different things are from Tokyo: roads are narrower and turning, transportation is not so optimal and one has to rely on buses only, people are more welcoming...

Shimoda is in the South of the peninsula, blessed with long and sunny summers, rich in fine white sand beaches, and with some important historical happenings. It is in Shimoda, in facts, where American Commodore Perry, after a two centuries of total isolation for Japan, arrived with his famous Black Ship, marking the opening of Rising Sun to the West.

A charming site is the temple right near Shirahama beach. It's got a torii on top of a big rock, at one end of the beach, that looks over the Ocean from up there.
From Shimoda we went to see other places, and meanwhile learnt that the bus tickets are to be paid not at the beginning, like in Tokyo, but at the end of the ride, because the cost increases with the distance.

Dogashima is on the West side of Izu, and it's made of smooth rocky coasts. The sea and the wind had carved the islets scattered in the bay, drawing peculiar horizontal stripes. All the islets are made of white rock and are covered with vegetation. Unfortunately the day was cludy, and it actually rained at one point, so the view of the bay wasn't that special.
Dogashima is also famous for orchids: there's a garden-museum where hundreds of different varieties are exposed (and sold) to the public. There's even a park, amazon forest-like, with monkeys, suspended bridges and so on....but we saved ourselves from going there.

In the right centre of Izu is Kawazu, which is famous for its waterfalls, called Nanadary (seven waterfalls:Kama-daru, Ebi-daru, Hebi-daru, Shokei-daru, Kani-daru, Deai-daru, Oh-daru) and on those the Japanese built a legend about a student and a dancer and the impossible love between the two.
The beauty of the place, the water, the fresh air, everything contributed to make the trip to Kawazu the best of the whole vacation.

The extreme tip, instead, is Irozaki. Here only cliffs and high volcanic rocks, and they reminded me of Acicastello and its sea, for the clearness and color of the waters. But, put aside the view one has from the top of the hills, there's nothing else in Irozaki. Just wild nature.