Sunday, March 6, 2011

Lifestyle - Train love and hate

Tutti i bambini giapponesi a un certo punto della vita ricevono un treno giocattolo.

Tutti i bambini giapponesi desiderano costruire modellini di treni, hobby che finisce per influenzare pesantemente le loro vite per sempre. Una volta cresciuti,infatti, i giapponesi non giocano più coi trenini giocattolo, ma si installano ai cavalcavia delle stazioni per fotografare i treni di passaggio, come a voler cogliere l'attimo fuggente, come a voler fissare per sempre l'istante in cui tutto è immobile mentre il treno è una scia di grigio.

C'e' una fase nella vita del giapponese in cui egli ammira il mezzo, lo ama, lo osanna come testimonianza del progresso economico e tecnologico, l'invenzione delle invenzioni che ha cambiato radicalmente le abitudini dei giapponesi in fatto di spostamenti.
Tutti i bambini giapponesi però crescono e diventano salarymen, si sposano, vanno a vivere fuori Tokyo perchè la vita è meno caotica in periferia.
E allora li vedi, banchi di giacche nere e colletti bianchi, raggiungere le stazioni per recarsi al lavoro, meccanicamente, senza più pensare, automi senza volontà nè identità.
E allora li vedi, lanciarsi a rotta di collo per le scale, intenti a salire su QUEL treno che li porta al lavoro o di nuovo a casa, o chissà dove....
E allora li vedi lì a strizzarsi dentro alle carrozze come sardine in scatola, perchè si sono trattenuti in ufficio troppo a lungo e devono accontentarsi dell'ultimo treno, pieno zeppo di altri giappi come loro, senz'aria respirabile utile.
Si raggiunge cosi' quella fase in cui il giapponese vede il treno come strumento di tortura, come necessaria esperienza quotidiana di comunione universale (non richiesta, nè cercata ardentemente) con altri esseri umani e con le pareti della carrozza.

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All Japanese kids are presented with a toy train at some point in their lives.

All Japanese kids wish to build train models, a hobby that ends up influencing deeply their lives, ever after. Once grown up, in fact, the Japanese stop playing with the toy trains but go on the bridges over the tracks to photograph the trains passing under, as to catch the moment, as to fix forever the instant when everything is still while the train is a grey stripe.

There is a phase in every Japanese's life when he admires the train, loves it, venerates it as the proof of economical and technological progress, the invention of all inventions that radically changed the Japanese commuting habits.
All Japanese kids, though, grow up and become salarymen, they marry, they go and live outside Tokyo because life is less chaotic in the suburbs.
And so you see them, banks of black suits and white collars, reaching the stations to go to work, mechanically, without thinking, robots with neither will nor identity.
And so you see them, rushing down the stairs to catch THAT train that takes them to work or back home, or elsewhere...
And so you see them squeezed in the cars like sardines in a can, because they stayed too long in the office and have to make it to the last train, full of Japanese like them,and without breathable air.

And so one reaches that phase when the Japanese sees the train as a torture instrument, as a necessary daily experience of squishy universal communion (not asked for, nor looked forward to) with other human beings and with the car walls.

5 comments:

  1. Ciao,

    seguo il tuo Blog da poche settimane ed ho letto solo pochi post, quelli piu' recenti, ed ho l'impressione che tu tenda a generalizzare un po' troppo quando parli dei Giapponesi. Le cose stanno gradualmente cambiando anche in Giappone e sempre piu' spesso viene dato spazio all'individuo, specialmente quando si parla dei giovani.

    Buon proseguimento.

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  2. Si,si è ovvio che generalizzo e ne sono consapevole.

    I cambiamenti cominciano a vedersi, vero, ma sono ancora lenti per via delle radicate tradizioni e della cultura conservatrice.

    Vivo qui ormai da 4 anni e ogni
    giorno vedo confermati quegli stereotipi di cui tanto si parla fuori dal Giappone, ma allo stesso tempo ho sfatato miti e leggende su questo popolo.

    Parli da persona che vive/ha vissuto in Giappone o parli da persona che si basa solo sul 'sentito dire'?

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  3. quindi Irvine Welsh ha toppato alla grande ambientando il suo trainspotting a Edimburgo? (via forse i nippici sono meno eroinomani dei personaggi del romanzo) ;)
    P

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  4. Ciao,
    permettimi di chiarire che non volevo fare polemica e forse il mio commento e' stato un po' affrettato in quanto ho letto solo gli ultimi post e quindi la mia era/e' solo una sensazione; troppo spesso quando la gente parla dei Giapponesi tende a generalizzare, spesso in modo negativo.
    Parlo per esperienza o per sentito dire? Allora, io parlo da persona che ha studiato la cultura Giapponese a livello accademico (ho fatto un master qui a Londra sulla cultura Giapponese), inoltre parlo da persona che in Giappone c'e' stata molte volte per periodi piu' o meno lunghi oltre al fatto di frequentare Giapponese da piu' di 15 anni.
    Forse e' come dici tu in 4 anni in Giappone hai visto confermare stereotipi vari pero' io qui a Londra da piu' di 15 anni vedo l'altra faccia della medaglia, vedo Giapponesi che vanno al di fuori dagli schemi spesso associati alla societa' Giapponese e potrei farti molti esempi di Giapponesi che vivono una vita molto 'alternativa'. Forse dovrei scrivere un post sul mio Blog sui Giapponesi che ho conosciuto o conosco.

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  5. @P : i giappi eroinomani qui?uhm, magari alle alte sfere ci saranno pure, ma qui trainspotting ha un significato proprio letteralissimo :D

    @5countries: non t preoccupare, non me la sono presa. Ti posso dire che all'estero i giappi si comportano diversamente che a casa loro....come a dire, paese che vai usanza che trovi. E di sicuro tipi alternativi se ne trovano anche qui, accomunati dallo stesso denominatore che, guarda caso, è proprio l'aver vissuto all'estero.

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