Saturday, April 19, 2008

Lifestyle - The sound of silence

E' arrivato il momento di parlare di un argomento che fa "rumore".

Niente gossip, niente scandali, niente maldicenze, niente fatti eclatanti..solo si parla di sua eminenza: il rumore.

Difficile qui in Giappone, nelle città per lo meno, poter fare una netta differenza tra suono e frastuono, tra melodia e distorsione. Partiamo dal presupposto che il silenzio totale, l'assenza di alcun suono qui è chimera. Ci saranno mai luoghi qui in Giappone dove è possibile entrare e provare l'esperienza di una comunione con l'assoluto vuoto acustico? Non so, ma mi piacerebbe scoprirlo.

Secondo me ai giapponesi il silenzio fa paura, perchè è letteralmente impossibile trovare quelle oasi di pace, quelle bolle all'interno delle quali si ha l'impressione di essere sospesi in una dimensione da spazio infinito. Chi si ritrova a vivere in questi posti a lungo andare si ambienta, non fa più caso a quante miriadi di frequenze sonore il nostro sensibile e delicato orecchio è capace di captare, eppure se ci si sofferma solo temporaneamente, se si smette di essere distratti, allora si che tutto viene assorbito in maniera consapevole, fino a provocare una bella emicrania senza precedenti.

Provando ad usare la memoria uditiva da una parte, e l'esperienza diretta di concentrazione all'ascolto, i suoni che posso cogliere, interpretare e, a lungo andare, ignorare sono i più disparati: partendo da quelli classici, tipici cittadini troviamo le macchine, i treni, le voci nei treni che annunciano la stazione successiva, le stesse voci negli autobus, le differenti melodie dei semafori per i pedoni, le voci che alle stazioni annunciano i treni in arrivo e in partenza.

Ancora appartenenti alla categoria della vita cittadina ci sono le musiche nei negozi, ogni negozio una musica, ritmo, genere diverso, volume a palla per essere sicuri di intontire i potenziali acquirenti, nei bars, nei caffè, nei centri commerciali in generale ogni singolo angolo in cui vi sia un camerino, un bagno e una cassa c'è musica. E poichè nei grossi centri commerciali qui, ovvero ovunque, i negozi sono uno di fianco all'altro, completamente aperti, si può immaginare il caos....se poi, parlando di centri commerciali si va ad Akihabara, il tempio dell'elettronica per antonomasia, allora si troveranno anche i reparti dei videogiochi con le console per provare i videogiochi, solitamente di guerra, poi al reparto dei cellulari candide fanciulle e androgini fanciulli parlanoparlanoparlano aiutati da un megafono, per assicurarsi che la loro voce copra quella dei ragazzi al negozio dall'altra parte della strada.

Il persistente accogliere con il loro "irasshiaimase" in ogni circostanza fa si che ad un certo punto si comincia ad averne abbastanza della tradizione giapponese della cortesia, dei rituali eccetera. Ma non è ancora abbastanza: alle stazioni, quando non ci sono voci che annunciano i treni, parte una simulazione del canto di qualche uccello, forse per dare l'illusione di un posto idillico.

Poi i corvi, quelli veri, dico, gracchiano dall'alba al tramonto, senza sosta, e in estate vengono poi alternati dalle cicale che cantano dal tramonto all'alba, senza sosta. Lungo le strade non è inusuale trovare altoparlanti che trasmettono ancora musica, o a convenienza dei messaggi (forse subliminali? chi lo sa...), sempre per rafforzare l'idea di essere in tutt'altro posto che in città.

Entrando nei piccoli supermercati una musichetta avvisa che qualche cliente è entrato o uscito, e li subito chi lavora nel negozio elargisce irasshiaimase senza distinzione. Ma non è ancora finita. Infatti, cosa che lascia perplessi è sentire che anche nei parchi, si, si, nei giardini pubblici, anche lì non mancano di certo altoparlanti da cui gracchianti voci lanciano incomprensibili appelli alla calma e al rispetto della natura.Pensate sia abbastanza?

Eppure ancora ci sono fonti di suoni e rumori ancora non contemplate. Provate ad entrare o solo a passare davanti a un pachinko.....provate ad andare a Shibuya la sera e stramazzerete al suolo, visto che schermi al plasma giganti trasmettono video musicali e pubblicità in ogni direzione.

E poi si meravigliano che hanno tanti pazzi in giro....

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Let's talk about something loud.
I don't mean gossip, nor scandals, nor special events...I mean noise.

Making the difference between sound and noise, between melody and distortion. Here total silence, absence of any sound is chimera. Are there any places in Japan where to enter and experience a communion with the absolute acoustic void? I'd like to know. I guess what I am saying is this, that the Japanese have fear of silence just because it is so hard to find peaceful oases, those bubbles in where one has the impression to be in suspension. The ones who find themselves living in such places will familiarize with it, don't notice how massive is the number of frequencies our sensitive and sensible ear can catch, and yet if they stopped only temporarily, if they stopped being distracted, then will absorb everything in a very conscious way, till getting a terrible headache.

Trying to use my memory and my direct experience of concentration to listening, I can catch, elaborate and, in the long run, ignore, very many sounds: starting from their usual ones, urban ones, there are cars,trains, the voices announcing the next stop in the trains, and the same voices in the buses, the different melodies for the pedestrian traffic lights, one new beat with different rhythms and genres for each shop, loud volume music to be sure to dull the potential clients, same thing in the bars, in the shopping malls, in the department stores (that is everywhere), in every corner with a cash counter and some fitting rooms or some toilets.

And here where the shops are totally open and one next to the other, you can immagine the chaos...then, talking about stores, if you go to the temple for electronics at Akihabara, for instance, in addition you'll find the video games stations where to try the video games, loud war games, and the cellphones blocks where childlike girls and boys talktalktalktalktalktalk, helping theirselves with microphones to make sure that their voices cover the other guys' voices on the opposite side of the street.

The persistent welcoming "irasshaimase" becomes too much, and at a certain point you start to have enough of Japanese traditions, politeness, rituals and so on. That's not all folks: at the stations, in case they don't have a voice announcing the next train, they play a simulation of a bird song, maybe to give a touch of an idyllic place. Moreover,crows, real crows this time, they annoy from sunrise to sunset, no stop, and in summer they find their companions in the cicadas, annoying from sunset to sunrise, no stop. It is not uncommon, along the streets, to find loudspeakers with music (or used as a convenient means for advertising), still with the intention, perhaps, to enforce the idea of being in a different place than in a city.

Entering the small combini a sound notify the arrival of a new customer, and immediately the guys inside lavish tons of irasshaimase. That's not all. Indeed, something astonishing is that also inside parks and gardens they place loudspeakers where cawing voices make pleas from. Is that enough? Still, very many noise sources are not listed. try to enter or just to walk close to a pachinko...try to go to Shibuya in the evening where giant flat screens show videoclips and commercials.

And they wonder why they have so many fools around...

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