Tuesday, April 29, 2008

Cara vecchia Edo - Dear old Edo : Kawagoe 川越

Kawagoe è una cittadina fuori Tokyo famosa per i templi e le case nello stile che ricorda Edo, ovvero il nome antico di Tokyo quando divenne capitale.

In occasione del giorno di festa io e degli amici si decide di andare e ci si organizza per una giornata che ha molto della gita scolastica. Appuntamento a Ikebukuro, dove i 20 della comitiva ci raduniamo, poi sul treno che in 50 minuti ci porta a destinazione.

Durante il viaggio, cosa che è insolita per i giapponesi con noi nella carrozza, facciamo casino, scherziamo, diventiamo rumorosi tanto che tutti sono contenti e sollevati quando scendiamo alla nostra stazione.

E la città si presenta davvero bene: tutti si aspettavano un villaggio fatto di 3 case e un tempio, in mezzo alla campagna, e invece con piacere ci ritroviamo di fronte una florida e grande cittadina in cui non manca nulla. Procurata la mappa per conoscere i luoghi di interesse ci muoviamo, a fatica, visto che è impossibile restare uniti in gruppo, e iniziamo l'esplorazione.

Nelle zone limitrofe alla stazione si intravedono solo pochissime case antiche, ma poi abbandonato il centro si apre davanti a noi la vista dell'antico centro cittadino, fatto di edifici in legno nero con i tetti spioventi e decorati, stradine strette e tortuose, negozi di souvenir e vivande.

I templi ci sono e sono tanti, molto belli e affascinanti. Possibile fare un tour stando comodamente seduti in una carrozzina portata a braccia da uomini minuti ma resistenti che fanno anche da guida turistica.

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Kawagoe is a town north of Tokyo famous for its temples and buildings in Edo (old name for Tokyo capital) style. In occasion of a national holiday, today, a few friends and I decided to go and the trip looks like a school trip.

Meeting point Ikebukuro, where all the 20 participants get together, then on a train that takes us to the destination in 50 minutes. While traveling, unusual to all the Japanese who were in the car with us, we are noisy, chitchatting, loud, so much that when we get off at our station all the others feel relieved.

Everybody was expecting to see a village of 3 old houses and a temple, in the countryside, in fact we found ourselves in front of a very nice and huge town damn full of all stuff you find in Tokyo as well! Grabbed a map to get to know the places of interest, we move, with efforts because it's hard to get together with so many people in the group, and the n we start the exploration.

Only very few old buildings were visible in the neighborhood of the station, then, once we left the centre and move on a bit, the very old town centre reveal itself, and we can see that all the buildings are very very ancient, in black wood, the roofs are decorated and typical Japanese style, the streets are narrow and winding, souvenir and food shops.

The temples are very many and very beautiful. Tours comfortably sit in a portable chair, drag by tough men who take you around and act a s a guide is available.

Azalea festival Nezu Temple

Domenica sono andata con Luca e Chizuko a Nezu, a nord di Tokyo, dove al tempio di Nezujinja si celebra il Tsutsuji matsuri, cioè il festival dell'azalea. E qui si vedono azalee di tutti i colori e di tutte le dimensioni, incroci, ibridi e altro ancora.

L'ingresso del tempio è imponente, il cortile pullula di gente, su un lato si vedono le piante di azalea prese d'assalto dai giapponesi armati di macchine fotografiche. Per ammirare i fiori da vicino, ovvero per camminare lungo un sentiero pavimentato che serpeggia in mezzo alle piante, bisogna pagare un biglietto di ingresso, anche se volendo si potrebbe benissimo ammirare i fiori da dove si e’. Eppure, vale la pena, anche perché la cifra e’ irrisoria.

Caratteristiche del tempio erano anche lunghissime file di torii arancioni, le classiche indicazioni dei templi in Giappone, sparse per tutta l'area, che collegavano a mo’ di galleria le due estremità del giardino e anche del tempio.

Dentro il cortile principale ci stava anche un fiumiciattolo popolato di tartarughe, che terminava in un laghetto al centro della piazza interna con tanto di romantico ponte ad arco sopra. In occasione dei festival, come in questo caso, non mancano poi certamente i venditori ambulanti di ogni sorta di delizia per il palato, ma anche artigiani e commercianti.

Qui però qualcosa attira la mia attenzione, e si tratta di un super intelligente strumento (inventato sicuramente nel futuro) per mantenere calde le bevande...si, un banale fornello a gas, una pentola con coperchio di alluminio forato attraverso cui mettere le bibite 'ammollo' e mantenerle calde. Geniali.

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On Sunday I went to Nezu, in the north part of Tokyo, with Luca and Chizuko; there is a temple called Nezujinja where they celebrate the azalea festival, or Tsutsuji matsuri. There you can see all sorts of azalea varieties, in all possible colors and sizes. The entrance to the temple is massive, the courtyard is crowded, on one side are the azalea plants assaulted by the Japanese armed with cameras.

To admire closely the flowers there was a fee to be paid, although there really is no need as the plants are well visible from everywhere. In any case, it is worth it, even because the fee is very low.

A long line of orange Torii, the typical wooden gates singling a temple in Japan, connected two sides of the garden like a tunnel. In the middle of the main courtyard was a small pond, with a romantic curved bridge on it, and a tiny river with turtles. Many turtles. Craftsmen, artists, people selling all sorts of food were there, of course, like in all the festivals in this country.

Here something caught my attention: a super clever instrument (invented in the future I bet) to keep drinks warm..yes, a mere camping gas stove, a pot with an aluminum cap with holes for the cans so they could stay warm. Genius.





Saturday, April 26, 2008

Golden Week e indecisione

Siamo alla fine di aprile, dovrebbe essere primavera inoltrata, dovrebbe splendere il sole per riscaldare i cuori, le temperature dovrebbero alzarsi per scongelare i muscoli, i fiori dovrebbero sbocciare per portare benessere psicofisico. Niente di tutto ciò. A parte una fioritura dei ciliegi abbastanza prematura e breve, spazzata via dai venti e dalle insistenti piogge primaverili, inusuali per questo periodo. E assieme al floricidio di massa, anche l'ombrellicidio di massa. Che poi, dico, se proprio c'è vento l'ombrello è inutile, quindi io ormai neanche lo porto più. Ma molti giappi, che guai a far prendere due gocce d'acqua alle loro sofisticate pettinature, non ci pensano neanche di lasciare l'ombrello a casa, e poi si ritrovano a rischiare di essere portati via...

Stavolta, complice l'arrangiamento delle festività che vede un lunedì lavorativo in mezzo a una domenica e un martedi festivo, ho deciso che faccio ponte, così da avere un lungo fine settimana davanti, già peraltro ricco di eventi a cui partecipare.

Purtroppo oggi, sabato, è arrivata di nuovo la pioggia, per cui invece di andarmi a divertire sfruttando il tempo che ho a disposizione, mi tocca restare a casa e ne approfitto per aggiornare questo spazio e anche per pianificare il blocco festivo successivo. Eh, si perchè in effetti la voglia di visitare un pò il Giappone c'è, a dispetto del lievitare dei prezzi e a dispetto delle moltitudini di persone che saranno ovunque.

Siccome fare una vera e propria vacanza da qualche parte lontano, con tanto di pernottamenti vari, sarebbe un suicidio economico, l'idea sarebbe di andare in località a distanze ragionevoli, così da andare la mattina e tornare la sera. Le due località più gettonate sono Nikko, paradiso della tradizione millenaria e regno dei templi tra i più antichi del Giappone, a nord di Tokyo e Hakone, rinomata stazione termale e famoso punto di osservazione per ammirare il vicinissimo monte Fuji, a sud-ovest di Tokyo. Oppure, nonostante tutto, decidere per uno dei due posti ma rimanerci più di un giorno, così da sentire e avere la sensazione di essere in vacanza, nell'attesa che arrivi il giorno in cui potrò crogiolarmi al sole tropicale di Okinawa, la più meridionale delle isole giapponesi, tra palme e spiagge finissime.

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Here I am, late April, and it's supposed to be full spring, the sun should shine and warm up hearts, temperatures should start to get higher and higher to free muscles, flowers should blossom and bring wellness. None of that. But a quite premature and short cherry blossom. Flowers have been blown away by atypical winds and heavy rains. And after all flowers, this weather kills all umbrellas too. I still don't get it, I mean, why do the Japanese bring their umbrellas in the strong winds...they are useless, and end up being broken. But, heh, protecting the hairstyle from even one drop of rain is worth the loss of an umbrella.

This time, having one working day in between two holidays, I decided to take the Monday off in order to have a long long weekend filled with events. Today though, Saturday, unfortunately it is raining AGAIN, and so I'd rather stay home updating my space and planning the next holidays, than going out and enjoy my time.

I want to visit Japan, even with the raise in prices and costs during the golden week and with the multitude of people being around and everywhere being packed. Going somewhere far enough to require some nights stay can be a financial suicide, and so the idea would be to go somewhere reasonably close to be done in one day. The two most likely spots would be Nikko, north Tokyo, or Hakone, south-west Tokyo. The former is the historical site with some of the most ancient temples, the latter is a famous spot for hot springs and optimal deck to see mount Fuji.

Or, after all, I can decide for one of the two and stay over for a few nights, so to have the feeling of being on vacation, looking forward to the day I can be in Okinawa, the tropical most southern Japan island, tanning under the sun, laying on a dreamy beach.

Saturday, April 19, 2008

Lifestyle - The sound of silence

E' arrivato il momento di parlare di un argomento che fa "rumore".

Niente gossip, niente scandali, niente maldicenze, niente fatti eclatanti..solo si parla di sua eminenza: il rumore.

Difficile qui in Giappone, nelle città per lo meno, poter fare una netta differenza tra suono e frastuono, tra melodia e distorsione. Partiamo dal presupposto che il silenzio totale, l'assenza di alcun suono qui è chimera. Ci saranno mai luoghi qui in Giappone dove è possibile entrare e provare l'esperienza di una comunione con l'assoluto vuoto acustico? Non so, ma mi piacerebbe scoprirlo.

Secondo me ai giapponesi il silenzio fa paura, perchè è letteralmente impossibile trovare quelle oasi di pace, quelle bolle all'interno delle quali si ha l'impressione di essere sospesi in una dimensione da spazio infinito. Chi si ritrova a vivere in questi posti a lungo andare si ambienta, non fa più caso a quante miriadi di frequenze sonore il nostro sensibile e delicato orecchio è capace di captare, eppure se ci si sofferma solo temporaneamente, se si smette di essere distratti, allora si che tutto viene assorbito in maniera consapevole, fino a provocare una bella emicrania senza precedenti.

Provando ad usare la memoria uditiva da una parte, e l'esperienza diretta di concentrazione all'ascolto, i suoni che posso cogliere, interpretare e, a lungo andare, ignorare sono i più disparati: partendo da quelli classici, tipici cittadini troviamo le macchine, i treni, le voci nei treni che annunciano la stazione successiva, le stesse voci negli autobus, le differenti melodie dei semafori per i pedoni, le voci che alle stazioni annunciano i treni in arrivo e in partenza.

Ancora appartenenti alla categoria della vita cittadina ci sono le musiche nei negozi, ogni negozio una musica, ritmo, genere diverso, volume a palla per essere sicuri di intontire i potenziali acquirenti, nei bars, nei caffè, nei centri commerciali in generale ogni singolo angolo in cui vi sia un camerino, un bagno e una cassa c'è musica. E poichè nei grossi centri commerciali qui, ovvero ovunque, i negozi sono uno di fianco all'altro, completamente aperti, si può immaginare il caos....se poi, parlando di centri commerciali si va ad Akihabara, il tempio dell'elettronica per antonomasia, allora si troveranno anche i reparti dei videogiochi con le console per provare i videogiochi, solitamente di guerra, poi al reparto dei cellulari candide fanciulle e androgini fanciulli parlanoparlanoparlano aiutati da un megafono, per assicurarsi che la loro voce copra quella dei ragazzi al negozio dall'altra parte della strada.

Il persistente accogliere con il loro "irasshiaimase" in ogni circostanza fa si che ad un certo punto si comincia ad averne abbastanza della tradizione giapponese della cortesia, dei rituali eccetera. Ma non è ancora abbastanza: alle stazioni, quando non ci sono voci che annunciano i treni, parte una simulazione del canto di qualche uccello, forse per dare l'illusione di un posto idillico.

Poi i corvi, quelli veri, dico, gracchiano dall'alba al tramonto, senza sosta, e in estate vengono poi alternati dalle cicale che cantano dal tramonto all'alba, senza sosta. Lungo le strade non è inusuale trovare altoparlanti che trasmettono ancora musica, o a convenienza dei messaggi (forse subliminali? chi lo sa...), sempre per rafforzare l'idea di essere in tutt'altro posto che in città.

Entrando nei piccoli supermercati una musichetta avvisa che qualche cliente è entrato o uscito, e li subito chi lavora nel negozio elargisce irasshiaimase senza distinzione. Ma non è ancora finita. Infatti, cosa che lascia perplessi è sentire che anche nei parchi, si, si, nei giardini pubblici, anche lì non mancano di certo altoparlanti da cui gracchianti voci lanciano incomprensibili appelli alla calma e al rispetto della natura.Pensate sia abbastanza?

Eppure ancora ci sono fonti di suoni e rumori ancora non contemplate. Provate ad entrare o solo a passare davanti a un pachinko.....provate ad andare a Shibuya la sera e stramazzerete al suolo, visto che schermi al plasma giganti trasmettono video musicali e pubblicità in ogni direzione.

E poi si meravigliano che hanno tanti pazzi in giro....

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Let's talk about something loud.
I don't mean gossip, nor scandals, nor special events...I mean noise.

Making the difference between sound and noise, between melody and distortion. Here total silence, absence of any sound is chimera. Are there any places in Japan where to enter and experience a communion with the absolute acoustic void? I'd like to know. I guess what I am saying is this, that the Japanese have fear of silence just because it is so hard to find peaceful oases, those bubbles in where one has the impression to be in suspension. The ones who find themselves living in such places will familiarize with it, don't notice how massive is the number of frequencies our sensitive and sensible ear can catch, and yet if they stopped only temporarily, if they stopped being distracted, then will absorb everything in a very conscious way, till getting a terrible headache.

Trying to use my memory and my direct experience of concentration to listening, I can catch, elaborate and, in the long run, ignore, very many sounds: starting from their usual ones, urban ones, there are cars,trains, the voices announcing the next stop in the trains, and the same voices in the buses, the different melodies for the pedestrian traffic lights, one new beat with different rhythms and genres for each shop, loud volume music to be sure to dull the potential clients, same thing in the bars, in the shopping malls, in the department stores (that is everywhere), in every corner with a cash counter and some fitting rooms or some toilets.

And here where the shops are totally open and one next to the other, you can immagine the chaos...then, talking about stores, if you go to the temple for electronics at Akihabara, for instance, in addition you'll find the video games stations where to try the video games, loud war games, and the cellphones blocks where childlike girls and boys talktalktalktalktalktalk, helping theirselves with microphones to make sure that their voices cover the other guys' voices on the opposite side of the street.

The persistent welcoming "irasshaimase" becomes too much, and at a certain point you start to have enough of Japanese traditions, politeness, rituals and so on. That's not all folks: at the stations, in case they don't have a voice announcing the next train, they play a simulation of a bird song, maybe to give a touch of an idyllic place. Moreover,crows, real crows this time, they annoy from sunrise to sunset, no stop, and in summer they find their companions in the cicadas, annoying from sunset to sunrise, no stop. It is not uncommon, along the streets, to find loudspeakers with music (or used as a convenient means for advertising), still with the intention, perhaps, to enforce the idea of being in a different place than in a city.

Entering the small combini a sound notify the arrival of a new customer, and immediately the guys inside lavish tons of irasshaimase. That's not all. Indeed, something astonishing is that also inside parks and gardens they place loudspeakers where cawing voices make pleas from. Is that enough? Still, very many noise sources are not listed. try to enter or just to walk close to a pachinko...try to go to Shibuya in the evening where giant flat screens show videoclips and commercials.

And they wonder why they have so many fools around...